“Sant’Arvara ‘e su campu liberanos dae tronos
e dae lampu” recita un verso dei gosos dedicati a Santa Barbara. La santa
viene invocata contro i fulmini e i pericoli del fuoco, ma rappresenta anche la capacità di affrontare i pericoli con fede, coraggio e serenità. Essa è infatti la patrona di coloro che si trovano in pericolo imminente e di coloro che maneggiano esplosivi e fiamme, quindi anche dei minatori e dei vigili del fuoco. A Benetutti e Nule la devozione per Santa Barbara si rinnova ogni terza domenica di settembre con un pellegrinaggio a piedi e la celebrazione della Santa Messa nella chiesa a lei dedicata, situata in un territorio poco distante dai due paesi del Goceano.
viene invocata contro i fulmini e i pericoli del fuoco, ma rappresenta anche la capacità di affrontare i pericoli con fede, coraggio e serenità. Essa è infatti la patrona di coloro che si trovano in pericolo imminente e di coloro che maneggiano esplosivi e fiamme, quindi anche dei minatori e dei vigili del fuoco. A Benetutti e Nule la devozione per Santa Barbara si rinnova ogni terza domenica di settembre con un pellegrinaggio a piedi e la celebrazione della Santa Messa nella chiesa a lei dedicata, situata in un territorio poco distante dai due paesi del Goceano.
Quest’anno l’appuntamento è stato disturbato
dalla pioggia ma ciò nonostante alle 18 la piccola chiesetta campestre era
comunque strapiena di fedeli che, a piedi o in macchina, hanno voluto comunque
raggiungere la meta. Il vice parroco don Diego Melchioro, che ha presieduto la
celebrazione insieme al parroco Don
Giammaria Canu, ha voluto ricordare la vita della Santa sottolineandone la
capacità eroica nel mettere Dio al primo posto contro tutte le seduzioni del
mondo. La ricchezza e le realtà materiali infatti,come il Vangelo della
domenica ci ha ricordato, non devono essere il sogno unico dell’uomo, ma
possono essere amministrate per orientare la propria vita al servizio di Dio e
dei fratelli.
Al
termine della celebrazione le sono stati dedicati i tradizionali gosos e
all’uscita dalla messa è stato offerto a tutti i presenti il consueto “cumbidu”
da parte delle famiglie che di generazione in generazione si occupano della
chiesetta.
Maria
Francesca Ricci
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